23 aprile 2009

Re Emoacre e il piffero magico


(s’alza il sipario)


Pifferaio, per servirla.

Accomodati.

I miei omaggi, Sire.

Sei bravo a sònare.

Così dicono.

Dicono anche che tu faccia lavori puliti.

Derattizzo in breve tempo e a costo zero.

Zero?!

Più vicino allo zero che ai mille.

Spiegati.

Dai settanta ai centoventi scudi.

Ti piacciono i bambini?

All’occorrenza svuoto case, sì.

Sei un tipo sveglio.

Le ripulisco il regno?

No.

Allora cosa?

Conosci i Desdèmoni?

Per sentito dire.

Prendi questo spartito.

Sembra difficile.

L’ho scritto io.

È musica ATONALE, Sire!

Non va bene?

Deve voler davvero male a questi--

Desdèmoni.

Loro.

Molto.

Che le hanno fatto?

Figliano un sacco.

Beh, bene.

Non direi proprio.

Non ci vedo niente di--

Tu sei miope.

Un po’ sì.

Ti aiuto a vedere.

Sarebbe bello.

I genitori portano la loro progenie nei miei parco giochi.

Ergo?

Non si riesce più a praticar la pallamaglio pomeridiana.

Come mai?

Sovraffollamento.

Ah.

Peggio delle segrete del castello.

Presumo non sia tutto.

Alla sera, prima di tornarsene nei loro tuguri, vanno a far compere nel MIO discount.

L’economia gira.

Economia un paio di natiche!

Ma--

Lo yogurt d’importazione è sempre esaurito.

Orpo!

Lo so, è molto triste.

Sarò lieto di offrire il mio servizio per, diciamo, ecco, ci penso.

Cento scudi.

Trecento.

Solo se li affoghi tutti quanti, niente dolciumi o corbellerie correlate.

Fino all’ultimo fanciullo.

Non è tutto.

Allora ci vuole un supplemento.

Quando attirerai con lo zufolo la prole desdèmona nel lago gelato, dovrai stare molto attento agli zoppi e ai neonati.

Nessun pericolo.

Pare che te ne sia fatti scappare un po’ troppi, ultimamente.

È che la fretta mi innervosisce.

Tieni e serra.

Grazie!

Sono trecentoventi.

Più del pattuito.

Distrai la fretta coi venti.

Ci conti.

Dimenticavo.

Cosa?

Io non so niente.

Ovvio.

L’ennesima guerra mi ingastrirebbe.

Come un pesce.

Mai sentito di un pesce ingastrito.

Muto sì, però.

Per quello anche il mio paggio!

Immagino sia vero.

Ti sbagli.

Chiaro.

Divertiti.

Non mancherò.

Addio.

Cloppete cloppete.


(cala il sipario)



Sire?

A dir poco squallido.

Ma l’abbiamo inscenato per lei solo!

Io non sono così.

È una rappresentazione teatrale, vengono amplificati, come dire, i tratti distintivi dei personaggi e…

IO NON SONO COSÌ! Ingastrire? Che razza di verbo è codesto? Mai usato! Per tacere di quel “Io non so niente”: è irritante! Ho il coraggio delle mie azioni, io! Non razzolo nei rifiuti come un…

Assassino?

Gatto. E poi. La trama non regge, la struttura è incerta e sembra si stia parlando di un miserabile qualsiasi: seicento, scrivi seicento NON trecentoventi!

Sì, Sire.

Del piffero magico non v’è traccia.

Nel titolo.

Solo lì, praticamente.

Sarebbe stato troppo ridondante farl...

Non sai di cosa parli.

No.

L’attore che mi impersona non è credibile.

Licenziato.

Il pifferaio dev’essere più servile, a tratti sembra il protagonista!

Scrivo.

Ecco, scrivi. Tu che dici, Gualdrappe?

Io trovo il pifferaio estremamente romantico.

È quello che ho detto.

E poi tu odi lo yogurt, caro.

Qualche aggiustatina qui e lì, Sire.

Aggiustatina un corno!

Cambiamo tutto.

Prima che mi salti la mosca al naso.

Detto fatto.

Un’ultima cosa.

Quale?

Evita le onomatopee.

Vostra Maestà, io non posso portare un vero equino sul palco!

Nel mio teatro si può fare tutto.

Ottimo.

Vattene.

Sentiti omaggi.

Svelto!

Clopp...

No.

A piedi, vado a piedi.

Brillante idea.